UniMi nel team di sviluppo bio-materiale espanso per edilizia delfuturo

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(Il Sole 24 Ore Radiocor) – Milano, 08 set – L’Universita’ degli Studi di Milano e’ tra i protagonisti del team di universita’ europee che hanno ottenuto dall’European Innovation Council (EIC) un finanziamento di 3,5 min per sviluppare un bio-materiale espanso utilizzabile nell’edilizia come alternativa al cemento, all’acciaio e al vetro per edifici che reagiscano naturalmente alle condizioni ambientali, espandendosi e contraendosi per controllare il flusso d’aria. Un sistema per ridurre, ad esempio, l’utilizzo di energia per i condizionatori. Il progetto, denominato archibiofoam, e’ guidato dall’universita’ finlandese di Aalto insieme alla sua societa’ spin-off Woamy, affiancata oltre che dall’Universita’ degli Studi di Milano dal Centro per la complessita’ e i biosistemi e all’Universita’ di Stoccarda e finanziato nell’ambito del bando europeo Pathfinder Challenges. Nei prossimi tre anni si punta a stampare materiale costruttivo in bio-schiuma (bio- foam) derivate da cellulosa di legno per realizzare facciate esterne di edifici con aperture a oblo’ capaci di aprirsi e chiudersi in risposta all’ambiente.

‘Stiamo assistendo a una rivoluzione nel design strutturale grazie agli algoritmi che possono trovare la geometria piu’ efficace per una funzione desiderata, come programmare i cambiamenti di forma sotto stimoli esterni’, spiega Stefano Zapperi, professore di fisica della materia presso il dipartimento di Fisica ‘Aldo Pontremoli’.

Archiobiofoam e’ uno dei 43 progetti provenienti da 30 paesi dell’Unione Europea, selezionati dall’EIC nell’ambito di un bando per progetti di ricerca all’avanguardia per un finanziamento totale pari a 159mln. Dei 3min e mezzo di euro stanziati per il progetto sul bio-foam, piu’ di 800mila sono destinati al team dell’Universita’ degli Studi di Milano. ‘Intendiamo espandere le capacita’ del nostro software e adattarlo alle caratteristiche fisiche del biofoam e alle esigenze del settore edilizio. Prevedo una pipeline in cui l’architetto specifica solo i suoi requisiti in termini di forma, caratteristiche meccaniche e funzioni di risposta, e il computer fornisce un modello digitale 3D pronto per essere fabbricato su larga scala”, aggiunge.